L’Impasto delle pulsioni di vita e di morte
Sempre attiva, per amare o per odiare, per far vivere o per distruggere, mai per tendere ad un deperimento naturale
Secondo Freud ogni persona sin dalla propria nascita possiede un “impasto di Pulsioni”, pulsioni sia di tipo libidico che aggressive (Eros e Thanatos). Nello specifico, l’eros è l’insieme delle pulsioni di vita che danno origine alla componente erotica dell’attività mentale, mentre thanatos sono le pulsioni di morte, che danno origine alla componente puramente distruttiva.
Le due pulsioni operano in tutte le manifestazioni possibili, sia normali che patologiche, in modo congiunto. Ogni attività mentale quindi trova la presenza delle due pulsioni, fuse tra di loro. L’energia libidica e quella aggressiva si legano in modo indissolubile alla psiche , come espressione della sintesi tra psichico e somatico. La vita diventa così un bilanciamento fra queste due forze sia a livello individuale che in relazione all’ambiente.
L’aggressività e la distruttività, le pulsioni di morte, sono dei comportamenti reattivi, una risposta alla frustrazione. Va specificato però che, mentre l’aggressività in determinate situazioni può essere una difesa utile alla sopravvivenza, la distruttività si volge contro le radici stesse della vita.
L’aggressività appare come un meccanismo messo in atto al fine di fronteggiare situazioni percepite come spiacevoli o persecutorie.
Gli esseri umani, infatti, non operano solo in relazione alle condizioni poste dall’ambiente esterno ma anche in risposta alle richieste e pressioni provenienti dall’interno. Secondo Freud le pulsioni di morte, quelle distruttive, si esprimono attraverso l’aggressività verso il prossimo e sé stessi. Di fatto, ogni uomo desidera la felicità, ma gli eventi e l’esperienza vissuta possono influenzare in modo negativo il percorso, la psiche e ciò che siamo, portando ad uno sbilanciamento tra le pulsioni.
Si pensi anche semplicemente ad un soggetto ansioso: l’ansia è distruttiva, deleteria, ha un grande impatto sia negli aspetti individuali che interpersonali, compromette lo stile di vita. Le pulsioni di morte in questo caso sono predominanti.
Lo sbilanciamento può verificarsi quando dei comportamenti adottati in passato si sono rivelati inefficaci o, in particolar modo, in caso di una specifica storia evolutiva che ha condotto ad una disintegrazione del sé.
In tal senso il soggetto non possiede altri “strumenti comportamentali” che non siano quelli aggressivi. Questo può portare ad uno sviluppo graduale di un’organizzazione patologica che danneggia la personalità come avviene nelle perversioni.
È importante quindi, operare in modo che le pulsioni vadano di pari passo e siano in equilibrio, dando il giusto valore sia alle pulsioni di vita che di morte.
Senza la morte, senza cioè la cessazione delle tensioni erotiche l’amore sarebbe destinato a rimanere perennemente insoddisfatto ed è così finché siamo vivi. Ecco perché la pulsione di morte sarebbe al servizio del principio del piacere benché nel suo realizzare la cessazione delle tensioni andrebbe, al tempo stesso, al di là del principio del piacere.
“Sotto questo punto di vista, quindi, l’aggressività diviene un elemento organizzatore del sé, finalizzato a realizzarne l’equilibrio qualora venissero avvertite minacce esterne.”
Francesca Scalera
laureata in psicologia clinica e della riabilitazione – Tirocinante Presso lo Studio BURDI
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