Ognuno di noi, crescendo, intraprende un graduale percorso di indipendenza e separazione dalla famiglia di origine.
Ci sono persone che riescono in questo intento con maggiori risultati e altre che, invece, mantengono un rapporto di marcata dipendenza affettiva dai genitori, con conseguenze talvolta pesanti nella costruzione di una propria vita adulta e in piena autonomia.
Ma questo percorso di separazione fisica e psicologica dalla propria famiglia d’origine non avviene in maniera improvvisa, dall’oggi al domani.
Esso affonda le sue origini nelle prime fasi di sviluppo psico-fisico del bambino, fase in cui ci si inizia a confrontare con esperienze di separazione psicologica dalla propria madre, la prima figura di attaccamento.
Questa fase prende il nome di “separazione-individuazione”.
La separazione-individuazione è un percorso che avviene generalmente nei primi tre anni di vita del bambino e fu osservato per la prima volta dalla psicoanalista ungherese, naturalizzata americana, Margaret Mahler intorno agli anni 50 del secolo scorso.
Margaret Mahler fu un’importantissima autrice nel campo della psicoanalisi americana: la Mahler diede un apporto considerevole soprattutto allo studio dell’infanzia adottando il metodo dell’osservazione/descrizione del processo di separazione-individuazione che il bambino compie per giungere alla sua piena indipendenza come individuo.
Secondo l’autrice la nascita psicologica e quella biologica non coincidono, la prima è un processo le cui tappe fondamentali si svolgono nelle prime fasi di vita che comunque proseguono anche oltre.
Questo processo molto complesso consentirà al bambino piccolo di raggiungere un senso di separazione dalla figura materna.
È fondamentale ricordare che nelle primissime fasi di vita il bambino si percepisce come un “tutt’uno” con la mamma, vivendo con lei una condizione di vera simbiosi.
Questa condizione è molto importante per la sopravvivenza del bambino, in quanto bisognoso di cure e attenzioni continue.
Successivamente, intorno ai 4-5 mesi e fino ai 36 mesi, in modo graduale il bambino percepirà di essere un’entità distinta dalla figura materna.
Questo processo è definito appunto “separazione-individuazione”.
I due processi, anche se strettamente correlati tra loro, non si sovrappongono e possono anche non procedere contemporaneamente con il percorso di crescita.
Il sentirsi separato dalla madre rappresenta una vera conquista per il bambino e induce ad acquisire progressivamente rappresentazioni di Sé sempre più chiare e distinte.
Il processo di separazione-individuazione è fondamentale per lo sviluppo dell’Io, delle future competenze relazionali e per la strutturazione della personalità.
Questo modello consente di evidenziare i quadri patologici che derivano dalle distorsioni o dai blocchi evolutivi.
La stessa Mahler precisa che “separazione ed individuazione sono due sviluppi complementari: la separazione consiste nell’emergenza del bambino da una fusione simbiotica con la madre e l’individuazione, invece, consiste in quelle conquiste che denotano l’assunzione da parte del bambino delle proprie caratteristiche individuali”.
Margaret Mahler, nel suo studio del processo, individua 4 fasi:
- DIFFERENZIAZIONE: Il bambino sviluppa la propria immagine corporea grazie alle maggiori possibilità di movimento. Grazie alla coordinazione motoria, il bambino apprende il proprio schema corporeo, attraverso l’uso delle mani e della bocca con cui esplora. Questo rende possibile riconoscere e ricostruire l’immagine del proprio corpo (tra il 4°e l’8°mese del bambino).
- SPERIMENTAZIONE: il bambino che comincia a camminare e ha maggiori possibilità di movimento, decide consapevolmente di avvicinarsi o allontanarsi dalla madre, questo gli permette di gestire in modo autonomo l’angoscia della separazione, crea una “distanza ottimale” con la mamma, e giocando riesce a controllare la sua paura della separazione. Il bambino familiarizza progressivamente con il suo ambiente, che esplora attivamente. Sceglierà anche un pezzo di stoffa o un giocattolo, il cosiddetto “oggetto transizionale”, con il quale si consolerà in assenza della mamma. L’oggetto transizionale renderà l’assenza dei genitori emotivamente più sopportabile. (tra l’8°e il 14°mese).
- RIAVVICINAMENTO: Il bambino passa da momenti di allontanamento a momenti di riavvicinamento I progressi del linguaggio sono molto importanti in questa nuova tappa. Il bambino è ora capace di sopportare le attese e le frustrazioni sentendosi al sicuro (tra il 14° mese e i due anni).
- COSTANZA DELL’OGGETTO: il bambino si sente separato dalla madre, ne ha una rappresentazione stabile che gli permette di sopportare senza problemi la sua lontananza, Si sente veramente separato da sua madre e ne percepisce anche le sue caratteristiche sessuali, si percepisce come femmina o maschio, con degli organi sessuali propri, ha quindi una sua identità sessuale. È nel corso di questa fase che l’individualità del bambino si afferma (fino al terzo anno).
Tuttavia, questo processo di separazione e di individuazione non è del tutto terminato, e frustrazioni o angosce particolarmente intense possono farlo regredire.
Durante l’adolescenza si verifica un altro momento fondamentale che è quello della costruzione della propria identità, il bambino lascia lo spazio al futuro adulto.
In questo periodo così delicato, quanto avvenuto nei primi mesi attraverso il processo di separazione-individuazione nei confronti della madre riaffiora, poiché un Sé stabile può nascere solo se esistono dei riferimenti interni ovvero degli oggetti interni costanti.
L’adolescente infatti, durante questa fase, sperimenta una nuova separazione-individuazione in cui ciò che viene preso di mira è l’insieme degli oggetti d’amore tipici dell’infanzia da cui si allontana e avvicina a livello psicologico, così come da bambino faceva fisicamente.
La famiglia, nel suo evolvere, mantiene ai suoi membri l’integrità necessaria per consentirgli di poter sviluppare la propria individualità.
Il processo di separazione-individuazione consente quindi lo sviluppo di tutti quei fattori che determinano la costituzione dell’identità personale, quale totalità unitaria e permanente da un lato, articolata e in divenire dall’altro.
Se una famiglia si è costituita su basi solide, avrà in sé l’elasticità necessaria per trasformarsi, nei momenti critici che scandiscono la sua esistenza, sarà inoltre in grado di autoregolarsi e di seguire un processo di sviluppo nell’assunzione di nuove funzioni.
Bisogna però considerare che i bisogni e i coinvolgimenti emotivi delle famiglie d’origine si manifestano soprattutto nell’ambito delle relazioni delle generazioni successive senza che queste ne sia spesso consapevoli, esistono cioè dei “copioni familiari” che si ripetono.
L’adolescente, dunque, andrà alla ricerca di esperienze nuove che ne permettono la sua individuazione, ma continuerà a guardare indietro, nella sicurezza della sua storia familiare e nelle sue radici, questo lo farà poi per tutta l’età adulta
Nel momento in cui il figlio si allontanerà dalla famiglia di origine, affinché i genitori non sperimentino la cosiddetta sindrome del “nido vuoto” è fondamentale che la relazione di coppia si sia stabilizzata, i genitori a quel punto ritorneranno coniugi, ed è importante che abbiano conservato uno spazio di coppia.
Ciò consentirà alla coppia genitoriale quindi di compiere quel lavoro di rielaborazione interna delle dinamiche familiari che anche loro, come i figli, dovranno affrontare.
Se ciò non avverrà, c’è il rischio che il figlio venga usato come distanziatore o separatore impedendone l’individuazione.
Il figlio, rischierà di diventare “contenitore” delle difficoltà dei genitori o una forma di realizzazione di questi ultimi o delle loro aspirazioni.
E’indispensabile quindi che i genitori non ostacolino il bisogno di autonomia e di autoaffermazione dell’adolescente, ma lo spingano in avanti nella realizzazione del Sé affinché possa vivere una vita adulta serena e nella quale realizzarsi.
Roberta Cimaglia Psicologa Clinica
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