LA TERAPIA MORDI E FUGGI.
Curarsi fai da te, senza impegno
Vi racconto un episodio: l’altro giorno ero in pasticceria, una signora continuava a non rispondere al ragazzo che la pressava perché ordinasse.
Niente, nessuna risposta, era ipnotizzata da un tutorial: “Come farsi le torte a casa e non andare più in pasticceria”. Scherzi a parte, comprendiamo tutti che stiamo cadendo nel ridicolo.
C’è un tutorial per ogni cosa: come pettinare il gatto, togliere un chiodo, come suonare la chitarra elettrica senza corrente, come auto concepirsi, come farsi un figlio in provetta, allungarsi il fallo, come catturare un ratto o operarsi d’ appendicite e seppellirsi da soli, praticamente come bastare a se stessi, come farsi un tutorial e via discorrendo. Non c’è più studio che tenga, ci sono i tutorial per curarsi. Youtube e Dr. Google sono la nuova “specialistica” .
I nativi digitali non me ne vorranno, non voglio togliere nulla a questo originale modo di apprendere, ma sono convinto che il tutorial: “come vivere senza problemi” non lo posterà nessuno.
I problemi vanno affrontati, nell’immediato, perché affinano in noi, quell’esperienza necessaria per non rincontrarli. Qualche anno fa, divenne famosa, in Ucraina, una sorta di terapia d’urto che prometteva soluzioni, quasi miracolose, per le nevrosi di ogni genere.
Consisteva nel seppellire i pazienti, per qualche ora, in una cassa, sotto pochi metri di terra. I risultati erano a portata di mano! La paura della morte scacciava via quella della vita!
Nessuno, però, dopo, ci ha informato della durata dei risultati. Non sempre la terapia d’urto è totalmente risolutiva, moltissimi pazienti, dopo qualche tempo ripresentano sintomi uguali alla patologia di partenza, peggioravano o ne elaborano un’altra con diversi esordi, con una simile eziologia.
La psicologia psicoanalitica, fin dai suoi esordi, si è proposta come un “cammino”, un accompagnamento del soggetto dentro e verso se stesso, perché in esso, come diceva Pontalis (Finestre 2002): “torni il gusto di vivere e le cose trovino il proprio sapore, perché sull’ostilità, sul rifiuto predomini almeno ciò che un pittore innamorato dei colori chiamava cordialità per il reale”.
Una terapia, insomma, che generi un urto nella vita di chi vi si sottopone. Un urto continuo che lo spinga a spostarsi dal suo personale e avvilente status-quo.
Corpo contundente, in questo caso, diviene la “parola”. Un mosto che continuerà a fermentare nell’animo, anche a seduta terminata. Un dialogo avviato in seduta che non è possibile interrompere e che ci segue dappertutto, in ogni situazione e scava, rivanga, rimescola il terreno delle nostre ansie, e rintraccia le cause, dissotterrando tutto quello che può essere utile alla nostra risoluzione.
luca
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