La famiglia: un’ agenzia di servizi, ci si ama ma nessuno lo sa, non si parla più, sovrana l’imbarazzo le sofferenze e silenzio, impera solo il senso del sacrificio e poi di ribellione.
Mamma, Papà, la mia lettera non vuole essere una lettera di scuse perché in parte non ce ne sono scuse per il mio comportamento come figlia.
Mi sento come se avessi abbandonato la nave. credo di provare il sentimento di SCORAMENTO nel suo significato più puro.
E me ne dispiace. Mi dispiace di non riuscire ad essere una persona forte, determinata, felice.
Vorrei aiutarvi, parlare, organizzare. Ma non ce la faccio. Da una parte mi sento una grandissima stronza, dall’altra invece ce l’ho con voi perchè credo che anche voi abbiate delle responsabilità per come si vive in questa famiglia.
Io vedo tutto quello che avete fatto per voi e per noi figlie: tu, papà, sei un lavoratore instancabile, una persona precisa, tutta d’un pezzo. Che vuole fare tutto da solo, che non chiede mai aiuto a nessuno…
Bhè, forse avresti dovuto farlo, io capisco tutto, davvero: non so come avete fatto a vivere una vita come la nostra con un figlio con un HANDICAP come quello di Gianni, che , se da una parte è una fortuna non essere anche mentale dall’altra l’ha reso cosciente e disperato del fatto che non potrà mai vivere una vita “normale”.
In questa società spietata anche con chi in teoria ha tutte le carte in regola per essere “normale”. Avete tutta la mia ammirazione.
Ho in mente infiniti flash della nostra vita passata. Papà, dalle scarpette nere di plastica che raccogliemmo io e te al Colosseo una mattina di Domenica (avrò avuto 8 anni?) a tutte le uscite fatte a funghi, ai viaggi, tu e mamma con tanto coraggio per affrontare la vita di tutti i giorni.
Con tutti i problemi che ci stavano. Sempre col sorriso. I giochi sul letto. Io e Diana che facevamo i pescetti e tu che ci “condivi” per poi mangiarci di baci.
Le volte che mi dicevi: “Scusa se non ti seguiamo tanto, ma tu sei brava, te la sai cavare da sola…” . Io ho sempre avuto il terrore di esservi di peso. Ho cercato sempre di sbrigarmela da sola, ma a questo punto ho paura di aver combinato solo un macello.
Il risultato di tutto è questo: a 25 anni sono una persona infelice, che non sa stare sola, angosciata del domani, insofferente, spaventata alla sola idea di avere figli.
un domani per non avere responsabilità, e in questo rientra anche l’angoscia di dover gestire un domani una fratello come Gianni che voi avete sempre aiutato anche a preparare la borsa o ad aprire la bustina del thè.
So che la colpa è di base mia, ma credo che anche voi avreste dovuto aiutarVi in qualche cosa, così che di riflesso noi tutti saremmo stati meglio. La mia vita sociale ne comincia a risentire. Sono angosciata. Vorrei vivere la vita e invece mi sembra di subirla.
Dentro casa mi sento frustrata, risento del fatto che voi non uscite mai, che mamma, credo tu sia una persona piegata dal peso di anni e anni di sofferenza mai espressa, con malattie psicosomatiche che si sono auto-provocate da questa condizione di sofferenza.
Sei una mamma amorevole ma troppo concentrata sulla sofferenza e a casa nostra il senso di colpa è l’ospite d’onore. Da sempre. Anche il “pare brutto” fa parte di noi.
Papà, io credo che tu sia una persona ottusa. Noi non ci siamo mai, nessuno di noi si è mai sentito dire “bravo, sono fiero di te” , probabilmente vi facciamo schifo…non lo so.
Io voglio essere felice. Mi sono stancata di vivere male. Se sto male così, appena succede qualcosa di peggio ho paura del crollo totale e non ci voglio arrivare.
Mi sto facendo aiutare, ho contattato uno psicoterapeuta e ho cominciato a fare analisi. Sono molto fiduciosa perché voglio migliorare. Credo che l’analisi fatta da parte di uno psicologo assolutamente competente, faccia bene a tutti. Questo dottore mi ha diagnosticato una depressione di anni.
Voglio smettere di provare questo senso di sofferenza e rabbia perenne. In fondo non me lo merito. Nemmeno voi lo meritate. Non riesco più a parlare perché non so più da che parte cominciare, semplicemente.
Sono stanca di questa vita sacrificata, del lavoro che non paga, delle ingiustizie… e di non avere la forza di combattere niente. Spero vada tutto bene, spero meglio.
Però io vi voglio bene.
Rossana
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