Le relazioni andrebbero consolidate non in una condizione di bisogno, ma paradossalmente quando il bisogno è stato appagato dal benessere di se.
” Disturbi relazionali compulsivi: “
L‘ultimo posto del corpo in cui una donna può perdere la propria verginità è l’ anulare sinistro. Ho sempre custodito la mia mano sinistra in attesa della persona giustacollezionando infiniti modelli di anelli ma tutti rigorosamente indossati sullealtre nove dita!
Senza volerlo a volte si collezionano cose e si collezionano persone, fidanzati riponendo in ognuno una grande attesa, perché poi noi siamo persone serie che ci crediamo e impegniamo al massimo, ma creiamo una piccola illusione che si sgretola difronte alla realtà ovvero che forse prima di incontrare l uomo giusto bisognerebbe capire se stesse !
Allora si fa una scorpacciata di relazioni e si affrontano viaggi e pezzi divita insieme, senza minimamente aver capito il significato della condivisione ma soprattutto del compromesso, sono ancora in attesa che qualcuno mi spieghi in cosa consiste questo tanto famigerato compromesso :
una negoziazione in cui si cede parte di sé per accogliere parte dell’ altro ? E se quel pezzo di sé ceduto ci manca, a tal punto da non voler neanche la parte migliore dell’ altro, che si fa ?
Si fa quello che faccio io da quando ho 20 anni, si cambia, si cambiainstancabilmente strada, ragazzo, direzione e si fa una scorpacciata compulsiva di fidanzati plausibili, alla ricerca del prototipo di uomo perfetto per essere un marito o un padre !
Ho 30 anni e credo di essere non più piccola e non abbastanza grande ma piena di pensieri confusi su ciò che aspetto, su ciò che voglio, o meglio saprei ciò che voglio, ma non so ciò che mi aspetta per ottenerlo !
Oggi penso di non credere più alla verginità del mio anulare, perché io sono una profana dell’amore !
Promesse e parole scorrono via insieme agli anni passati a interrogarmi sucosa non funzioni nella mia testa e nel mio cuore. Che la mia ricerca sia quella di godot ?
Tiziana
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Cara Tiziana
Il vero problema è esattamente quello di credere molto nella relazione, più di quanto possiamo credere in noi, tanto da dimenticare chi siamo, catturate dal fascino del mistero, offuscate dal bisogno d’ amore, posizionandoci lontane da noi e confondendoci con l’ altro.
E’ una sconfitta possedere questo immenso bisogno di essere Uno con l’ altro a tutti i costi, una carne ed un’ anima sola: come se questa esigenza nascondesse la debolezza della propria identità, che andrebbe supportata dall’ anima gemella, quasi al fine di farla diventare una “stampella” e a volte peggio, una “carrozzella” da diversamente abile. In effetti bisognerebbe capire se stessi.
Le relazioni andrebbero consolidate non in una condizione di bisogno, ma paradossalmente quando il bisogno è stato appagato dal benessere di se.
Una relazione per andar bene, dovrebbe nascere, proprio quando non la cerchi più o non ne senti più il bisogno, altrimenti l’ altro potrebbe diventare lo strumento del proprio aiuto o la propria cura.
Impariamo prima a conoscere e a curare noi stessi, ognuno per i fatti propri, eventualmente incontrandoci, ci piaceremmo probabilmente molto di più, esattamente proprio quando potremmo farne anche tranquillamente a meno.
giorgio burdi
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