La depressione da lutto genera senso di angoscia e di abbandono, ansia e attacchi di panico, se non curata da uno psicologo con una adeguata psicoterapia, può accompagnarci per tutta la vita.
Spesso avverto quasi tutti i giorni e rendono la mia vita molto difficile:
- Ansia di non essere all’altezza di affrontare qualunque situazione soprattutto lavorativa; ansia di confrontarmi con un gruppo di persone perchè penso che le mie idee siano poco intelligenti rispetto a quelle degli altri; ansia per il futuro sia per l’incertezza economica sia perchè penso di non essere in grado a educare e a sostenere economicamente dei figli, ragion per cui non ho alcun desiderio di metterli al mondo.
- Tutta questa ansia sfocia in una forma di depressione e di incertezza che mi blocca nel prendere qualunque decisione importante nella mia vita.
- Spesso mi chiudo in me stesso e cerco di calmare questi pensieri che mi rendono nervoso bevendo del vino o della birra che, passato l’effetto rilassante mi rendono più aggressivo di prima.
Penso che questa mia situazione psicologica sia stata fortemente aggravata da due lutti che mi hanno segnato in maniera fortemente negativa: la malattia e la morte di mio padre avvenuta nel 1998 e la malattia e morte di mia madre avvenuta dieci anni dopo.
Mio padre si ammalò quando io avevo diciassettenne, un adolescente, ero legato a lui moltissimo.
Frequentavo il liceo classico e ad ogni estate mentre gli altri andavano in vacanza, io e la mia famiglia ci recavamo a Lecce per parecchie settimane tutti i pomeriggi in ospedale dove lui si ricoverava in attesa che fosse operato per il tumore che cresceva velocemente nel suo addome.
Questo avvenne per due estati consecutive; alla terza, il giorno dopo il mio esame orale di maturità appresi una notizia scioccante: il referto della tac alla quale mio padre si era sottoposto risultò nefasto.
Mio padre non si poteva piu’ operare e fu sottoposto ad una chemioterapia massacrante che non servì a niente, solo a falo stare peggio. Ho vissuto quest’ultimo anno della sua vita sempre accanto a lui, non mi iscrissi all’università, i miei amici facevano progetti su quale università scegliere e quale sede ma io volevo solo stare insieme a mio padre, assisterlo , stargli vicino.
Era lui la persona piu’ importante della mia vita e lo e’ tutt’ora. Quando sto male penso a lui e lo prego di starmi vicino. Con lui ci confidavamo , facevamo progetti sul futuro e invece il cancro me lo portò via a soli 48 anni!
Diventai ad un tratto da adolescente un uomo, mi occupai gia da quando era malato dei terreni che avevamo, della casa della famiglia.
Dopo la sua morte furono anni difficili per me, un fratello di 15 anni ed una madre con la quale non ho stretto mai un legame forte anche se le volevo bene. La sentivo fredda non piena di amore o per lo meno non riusciva a dimostrarmelo.
Gli anni passavano quando dopo mille iter diagnostici e dopo un intervento urgente anche a mia madre fu diagnosticato il tumore persecutore. Altri otto anni di agonia ci spostavamo tra la clinica di Roma, Latina, Frosinone, Rieti e Viterbo tanto, già da allora da aver bisogno dell’ aiuto di uno psicologo .
Ho fatto tutto il possibile per mia madre, non ho rimorsi anche se lei sembrava non apprezzare quello che facevo e spesso mi faceva sentire ancora piu’ inutile e depresso di quello che gia’ ero.
Nell’ottobre del 2009 anche lei mi lascio’ a soli 54 anni.
Alla luce di queste brutte esperienze dove credetemi, il senso di abbandono è grande, mi chiedo oggi che senso ha la mia vita; mi guardo alle spalle e vedo solo macerie e sofferenza , mi guardo davanti non vedo niente : tiro a campare vivo alla giornata senza alcun progetto e se domani dovessi morire non mi dispiacerebbe anzi mi renderebbe felice.
A scuola ero intelligente: mi sono maturato con 56/60 e studiavo con interesse quasi tutte le materie, avevo voglia di sapere, di apprendere: avevo tanti progetti tante speranze che molti adolescenti hanno. Oggi a 34 anni vivo nel nulla. Attualmente prendo da poco tempo parecchie gocce di Lexotan e una compressa al giorno di paroxetina.
Però adesso so che con la psicoterapia del mio psicologo, riuscirò a togliere questa maledetta dipendenza dagli psicofarmaci.
Nella mia famiglia so di una cugina di primo grado che ha sofferto di ansia ed e’ stata in cura da uno psicoterapeuta e anche mia nonna materna a quanto mi e’ stato riferito e’ stata in cura in una clinica per una depressione legata ai debiti che si erano accumulati in famiglia.
Cosimo
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