Individua in queste storie le cause dell’ insorgenza della sindrome più diffusa: gli attacchi di panico.
Storia Seconda
Dottore stamattina ho avuto di nuovo un attacco di panico….come una anno fa’….è venuto il momento di affrontarlo e non cercare di aggirare l’ostacolo con tante scuse.
l’attacco di panico è dovuto alle paure che mia sorella mi ha messo addosso quando ho conosciuto Lucia, la mia ragazza, ricordo che nello stesso momento in cui mi disse che Lucia era stata male dopo essersi lasciata col suo ex, l’ansia mi salì a dismisura perchè avevo paura che un giorno io potessi procurare questo in lei e farle rivivere tutto
da quel momento invece di condurre il rapporto spontaneamente e vivermi il rapporto in tutta libertà ho cominciato ad aver paura fino a quando sono entrato in psicoterapia qui a Bari….
una volta entrato ho cominciato a non pensare più a quelle paure ed ho cominciato a godermi il rapporto ma ho commesso l’errore di non parlarne subito forse perché non me la sentivo o forse perché vedevo che tutto migliorava e ritenevo che non avesse importanza parlarne perché i sintomi, pian piano che davo meno importanza alla questione, sparivano…..,
oggi la calma mi è tornata quando ho accolto l’attacco di panico invece di respingerlo per la paura…, oggi voglio affrontare le motivazioni del mio attacco di panico per ritornare a programmare la mia vita che ho lasciato quando forse il mio inconscio ha capito che era giunto il momento di sconfiggere il mostro perchè l’avevo messo in standby,
e non pensadoci più, la vita mi ha dato uno squarcio di quello che potrà essere dopo aver sconfitto le paure…. oggi voglio VINCERE e non temere che parlandone mi venga negato qualcosa o tolto qualcosa, perché proprio quando cominci ad aver paura cominci a rinunciare a quello che ti da la forza di andare avanti .
Riccardo
Storia Prima
Il 15 sett 2010 raggiunsi il sospirato traguardo: la laurea in giurisprudenza. Inizialmente una gioia immensa. Poi compresi che si era aperto dinanzi a me un mondo nuovo, il mercato del lavoro, dove, oggi più che mai, è difficile realizzarsi (specie per la professione forense, visto l’elevato numero di avvocati che ci sono in giro).
Ero incerto su quale strada professionale intraprendere. Offerte di lavoro non ce n’erano e allora decisi di fare pratica forense in uno studio legale per poter diventare avvocato.
Dopo il primo anno di pratica iniziai a coltivare il sogno di potermi specializzare nel diritto penale per diventare un avvocato d’affari e lavorare in uno di quegli studi legali internazionali che troviamo solo a Roma o a Milano.Ritengo di essere ambizioso anche se a volte prevale la pigrizia.
Lo studio legale in cui ho fatto pratica mi stava stretto. Volevo qualcosa di meglio, qualcosa che potesse permettere a me e alla mia futura famiglia di vivere come mio padre ha permesso di vivere a me e alla mia famiglia. Per me lui è un esempio di vita!
Così iniziai a cercare su internet. Scelsi il master del sole 24 ore. Il Master prevedeva un impegno full time per sei mesi più stage finale. Ciò avrebbe comportato ovviamente un mio trasferimento a Roma per sei mesi. Ne parlai con la mia ragazza e devo ammettere che non mi hai mai ostacolato.
Diceva che per lei non c’erano problemi se mi fossi trasferito a Roma per sei mesi e ci fossimo visti solo nel fine settimana.A suo dire il problema era un altro. Abbiamo discusso tantissime volte perché a lei non stava bene che dopo il master io lavorassi a Roma.
La realizzazione del mio sogno (lavorare in uno studio legale internazionale a Roma) avrebbe comportato dei cambiamenti nel nostro progetto di vita poiché ciò avrebbe successivamente costretto lei a trasferirsi a Roma. Lei mi diceva sempre di essere legata alla sua famiglia e che non avrebbe voluto allontanarsene.
Fatto sta che ad aprile 2010 andai a Roma per sostenere il test di ammissione al master. Test di ammissione superato. Da lì in poi i primi dubbi. Mi iscrivo o non mi iscrivo???….
Alla fine decisi di iscrivermi. Così a maggio 2011 andai a Roma con un amico, che avrebbe partecipato come me ad un master, per cercare una sistemazione ad entrambi. Sono stato lì due giorni.
Il primo giorno non so cosa è successo dentro di me ma non volevo più partecipare al master. Non volevo più stare a Roma. Il giorno successivo infatti mi recai alla sede del sole 24 ore per disdire l’iscrizione.
Una volta rientrato, piansi molto perché la situazione mi aveva fatto soffrire tantissimo. Da un lato avevo il sogno del master dall’ altro non so cosa mi è preso ma non volevo più trasferirmi a Roma.
Ho avuto paura di non so cosa. Ho pensato che forse non era il momento opportuno per fare quella esperienza e che magari in futuro si sarebbe ripresentata l’occasione.A febbraio 2011 scoprimmo che la malattia di cui soffriva mio suocero si era ripresentata. Mesi dopo iniziò nuovamente a fare la chemioterapia.
La mia ragazza stava malissimo e a me dispiaceva un sacco vederla così. Più volte sono stato con lei in ospedale.A settembre 2011 ero molto insoddisfatto dal punto di vista professionale. All’ improvviso ero stanco di studiare. Non avevo più stimoli.
Probabilmente perché anche in vacanza avevo studiato per prepararmi ad un concorso. Desideravo un posto di lavoro fisso. Cominciai ad avere la tachicardia. Ricordo che piangevo spesso.
Ero molto triste e infelice. Ricordo che stavo male. Mio padre un giorno mi disse di stare tranquillo, che il lavoro lo avrei trovato, che avrei potuto nuovamente iscrivermi anche al master ma io risposi che al solo pensiero del master stavo male. Non volevo più studiare né sentir parlare di master….
Poi ad ottobre 2011 ricominciai a frequentare lo studio dove facevo pratica e mi sembrava di stare bene nuovamente. Sempre ad ottobre andai dal cardiologo, che mi segue perché dalla nascita ho un soffio al cuore, per parlargli di un formicolio che avevo cominciato a sentire ad agosto alla spalla, proprio in direzione del cuore.
Il cardiologo mi suggerì di sottopormi ad un esame per verificare se avessi o meno una comunicazione tra i due atri. Ricordo che ero agitatissimo quando feci l’esame. L’esito fu positivo e ovviamente questo non mi fece piacere.
Il cardiologo mi suggerì di fare un altro esame. La risonanza magnetica all’ encefalo. Un esame semplicissimo. Ma anche in quel caso ero agitatissimo a tal punto che riuscii a sottopormi a quell’ esame . A dicembre 2011 è capitato due volte che mi sentissi male in studio.
Avevo giramenti di testa. Tornato a casa mi misi a letto ma in una delle due occasioni ricordo che, provando ad alzarmi dal letto, ebbi un forte giramento di testa e mi agitai tantissimo. Avevo il cuore a mille.
Sempre in quel periodo mi uscirono delle bolle in bocca e io avevo paura che fosse qualcosa di grave visto che non riuscivo a risolvere il problema sino a quando ho scoperto che dovrebbe trattarsi di una forma di herpes labiale interna.
In quel periodo stavo male anche se sentivo semplicemente parlare al telegiornale di malattie ,tumori, ecc… Nel frattempo decisi finalmente di iscrivermi ad un master a Roma.
Sapevo che non era un scelta facile per me visto quanto successo a maggio 2011 ma decisi di iscrivermi ugualmente perché volevo superare le mie paure (forse la paura di stare da solo, di cavarmela da solo, non so….).
A gennaio 2012 per due volte mi è capitato di svegliarmi in piena notte col cuore a mille. A tal punto che nei giorni successivi avevo addirittura paura a mettermi a letto la sera perché temevo di sentirmi nuovamente male.
A febbraio 2012 inizia finalmente il master. Ricordo che sin da alcuni giorni prima la partenza ero agitato, ansioso. Mi svegliavo addirittura con la tachicardia. E anche a lezione ero agitato. Ciononostante per tutto il mese di febbraio sono riuscito a cavarmela da solo.
Ai primi di marzo la situazione è peggiorata. Ero a Roma e prima di mettermi a letto all’ improvviso ebbi la tachicardia. Quella notte rimasi sveglio sino alle 3 col cuore a mille senza chiudere occhio e con la paura.La settimana successiva ero nuovamente a lezione. Avevo la tachicardia.
Cominciai a sentirmi strano. Avevo la testa tra le nuvole. Non mi sentivo bene. Mi agitai ancora di più. Entrai in panico. Non capii più nulla e chiamai prima un amico poi mio padre dicendo di venirmi a prendere da Roma perché volevo andare via da lì.Poi sono mancato per due settimane a Roma e mi ero ripreso. Ero di nuovo sereno.
Decisi di andare con mio padre a Roma la settimana successiva ed andò tutto bene.La settimana dopo invece è stato un disastro. Stavo guidando. Ero in macchina con mio padre. Appena arrivati a Roma cominciai ad avvertire un calore dentro di me. Capii che mi stavo agitando e che l’ansia aumentava. Non dissi niente a mio padre sino a quando non mi sentii proprio male. Avevo paura di svenire.
Il giorno successivo ebbi altre due crisi, una più brutta dell’altra. Non mi sono mai sentito così. La botta finale è stata la notizia della morte di mio suocero in piena notte.
Descrivere quei momenti è impossibile. Sono stato con la tachicardia e l’ansia per giorni.
Poi mi sono rivolto a lei dottore e col mio psicologo a Roma Eur penso di aver capito diverse cose: ho avuto ed ho paura di sentirmi male come già successo, anche se ora ho capito che non è dipeso da un malessere fisico ma psicogeno.
Questa paura si manifesta quando sono a Roma anche se ora va meglio. Ho notato anche di avere paura ad andare a Roma, o comunque sia, in città grandi che non conosco, da solo. Vorrei diventare nuovamente sicuro di me, essere autonomo e indipendente, potermi muovere liberamente in ogni grande città e affrontare serenamente qualunque tipo di viaggio, anche all’ estero, sentirmi soddisfatto.
La storia con Sara
I primi due anni di relazione con Sara sono stati fantastici. Non discutevamo mai ed era tutto fin troppo bello.Nell’ultimo anno invece abbiamo discusso a causa del suo ex in un paio di occasioni.
Un giorno ero a casa di Sara, lei mi disse di cercare una cosa su internet dal suo computer. Involontariamente nella ricerca scoprii che visitava il profilo facebook del suo ex. La scoperta mi lasciò perplesso e ferito però non le dissi nulla.
Lei notò però che ero scuro in volto e mi chiese cosa non andasse. Le dissi con molta calma (giuro!) che avevo scoperto che visitava il profilo del suo ex e le dissi ciò che pensavo: e cioè che se lo faceva evidentemente era ancora interessata a lui.
Ma lei ha sempre detto di no. La seconda volta, invece, io e Sara fummo invitati ad una festa di laurea di una sua amica, alla quale sapevamo avrebbe partecipato anche il suo ex con la nuova ragazza (che, tra l’altro, era una ragazza che io conoscevo perché aveva frequentato il mio gruppo negli anni passati).
Sara mi chiese se ci fossero problemi per me e io le dissi di no. Infatti durante la festa andò tutto bene. Alcuni giorni dopo commisi un errore gravissimo (in senso ironico), chiesi l’amicizia su facebook a questa ragazza che io conoscevo.
L’ex di Sara che evidentemente mi odiava, cominciò a minacciarmi tramite messaggi. Io gli feci sapere che lo avrei querelato. Così cominciò a cercarmi per strada perché voleva picchiarmi. Lo incontrai e mi fermai. Mi minacciò ed insultò ancora e poi andò via. Alla fine non lo querelai perché altrimenti non sarebbe mai più uscito dalla mia storia con Sara.
Tutto ciò succedeva a maggio dello scorso anno.Da ottobre-novembre in poi, da quando il padre di Sara iniziò a curarsi, cominciammo a discutere per cose inesistenti. Per natura sono un tipo che sopporta all’infinito però arriva il momento in cui non sopporto più nulla: ora non sopporto più che lei si lamenti sempre (non c’è una cosa di me che le vada bene, ha sempre da ridire e lo fa su tutto, qualunque cosa), è spesso contraddittoria, sfoga la sua rabbia su di me, durante le discussioni mi offende pesantemente e da quando ho cominciato a stare poco bene non mi è stata per niente d’aiuto (lei diceva per la situazione del padre) anzi….
Mio caro psicoterapeuta, Sono in viaggio per Roma, stamattina scopro che la mia ragazza mi definisce un uomo debole e che uno così non lo vuole accanto. Che rabbia mi fa questa persona.
Scopro ora che lei è la causa dei miei malesseri e mi giudica pure in quel modo. Siamo all’assurdo .
La mia relazione con Sara era arrivata a un punto morto. Non facevo altro che sopportare e sopportare. Ormai ingoiavo, ingoiavo da mesi e mesi qualunque cosa non mi andasse bene.
Nelle varie liti legate al suo ex ho dovuto sopportare qualunque cosa. Mai che lei mi sia venuta incontro, mi abbia difeso. Mai. Da quando poi è cominciata la malattia del padre mi ha praticamente messo in secondo piano. Decisione che posso anche accettare. Ma le attenzioni sono completamente venute a mancare.
Mi ha completamente messo da parte nonostante io abbia fatto di tutto per lei e per la situazione che stava vivendo. Col tempo è diventata più aggressiva, sfogava con me la sua rabbia. Lei cercava sempre di discutere. Invece di condividere con me il dolore e cercare il conforto, sono sempre stato l’unico col quale ha sfogato la sua rabbia.
Rabbia che io, invece, non ho mai sfogato giustificando i suoi momenti, la sua rabbia nei miei confronti, la mancanza d’affetto e di attenzioni con la situazione di dolore che viveva. Siamo arrivati all’assurdo. Ogni cosa che facevo non andava bene. Aveva sempre da ridire su tutto. Un giorno tramite messaggio mi dice addirittura di vestirmi sportivo. Ma io mi vesto come mi pare e piace. Oppure mi ordina di salutare come fossi un bambino.
Un’altra volta ancora mi dice di non mettere dei jeans che avevo perché a lei non piacevano. Poi ogni volta nei momenti di debolezza mi attaccava. Ho saputo che mi ha definito uomo debole. Sarà stato anche vero, ma che amore è ?
Dottore, la storia di quell’uomo che aveva la pancreatite e che giorno dopo giorno ha recuperato la forza e la fiducia in se stesso sommata alla rabbia che ho verso la mia ragazza per avermi definito uomo debole (uomo debole che lei accanto non vorrebbe), nonostante la causa di tutto sia stata lei,
mi hanno portato a pensare a me.
Cosa che non facevo da moltissimo tempo. Ora sto già meglio, anche se di poco. Sono a roma da 4 giorni e per ora a parte un piccolo momento critico le cose vanno per il verso giusto. 🙂
Sto recuperando la sicurezza, la fiducia in me stesso. Tutte cose che avevo messo da parte per una persona che ora non sopporto più.
Questa lontananza da lei non potrà che farmi bene.
Rapporto con i miei genitori
Credo di avere un buon rapporto con i miei genitori. Anzi, da quando sono affiorati i primi sintomi del mio malessere, è anche migliorato. Prima non parlavo moltissimo. Non confidavo niente di personale. Invece da settembre scorso parlo di più, soprattutto con mia madre.
Quando avevo diciotto anni diciamo che erano un po’ restrittivi con l’orario. Ma credo il giusto. Se non mi avessero dato quell’ educazione che ho ricevuto magari mi sarei perso come tanti miei coetanei.
Ho scelto liberamente la facoltà di giurisprudenza dopo il liceo scientifico. Nei momenti in cui volevo mollare, dopo la laurea, e lavorare con mio padre in azienda mi hanno dato la forza per andare avanti. Adoro i miei genitori.
Spero di potermeli godere il più a lungo possibile. Non mi hanno mai fatto mancare niente.Il fatto che a quasi 28 anni io non abbia ancora una indipendenza economica mi pesa tantissimo. Il fatto che i miei genitori mi diano ancora i soldi per vivere mi pesa. Per questo a volte provo vergogna nel chiedere i soldi. Ho un profondo rispetto verso di loro.
Le uniche cose negative che mi vengono in mente, facendo riferimento al rapporto con i miei genitori, sono le seguenti:- non sopporto il tono di voce aggressivo che a volte ha mia madre;- non sopporto il fatto che mia madre a volte sia ripetitiva e mi chieda la stessa cosa più e più volte;- mio padre non parla quasi mai, sono rari i casi in cui racconta la sua giornata o viceversa chiede come sia andata la mia giornata, anche se da quando ho avvertito i primi sintomi e sono a Roma, mi chiama per sapere come sto;- non parlo quasi mai con loro dei miei problemi. Come già detto da quando sto male, parlo un po’ di più con loro perché in genere mi porto i problemi dentro senza esternarli.
Achille
Tutta la storia di Achille permette di intravedere quanto è diventato realmente intollerabile verso le piccole e grandi frustrazioni, sicuramente perché ha attivato continui e ripetuti compromessi con realtà relazionali non chiarite fin dalle prime contrapposizioni e poi trattenute ed implose.
Gli attacchi di panico hanno detto, sotto forma sintomatica, tutto ciò che Achille non è riuscito a dire verbalmente e comportalmente, sotto forma di verità, a Sara e al suo mondo delle relazioni circostanti.
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